Viaggio in Giappone – Himeji

 

Racconto di viaggio di Marco Nattan

Con mia moglie abbiamo deciso di andare in viaggio di nozze, 15 giorni in Giappone e grazie a Francesca Biassoni siamo riusciti a realizzare un viaggio bello e senza farci mancare nulla con un budget limitato.

Ogni giorno meriterebbe una narrazione tutta sua, perché sono tantissimi luoghi che abbiamo visto e le esperienze fatte, senza ammazzarci e godendoci i posti.

Qui mi limiterò a raccontare una sola gita a Himeji, città famosa per il suo castello bianco, quasi abbagliante, alto possente, maestoso ed elegante, tutto in legno il cui restauro si è concluso pochi anni fa.

Raggiungere Himeji è molto semplice, basta prendere lo Shinkansen, il famoso treno proiettile, ad alta velocità, famoso in tutto il mondo.
Con il JR pass, l’abbonamento al treno pensato appositamente per i turisti stranieri, si può salire su qualsiasi treno senza problemi e senza prenotazione. Il viaggio a bordo è già un’esperienza molto bella: comodo, confortevole, rapido e silenzioso, attraversa paesaggi da cartolina e ci è sembrato di essere catapultati in uno di quei cartoni animati con cui siamo cresciuti.

Giunti a Himeji è facile trovare la strada per il castello, anche senza conoscere una parola di Giapponese: usciti dalla stazione con una breve passeggiata a piedi lungo il vialone in faccia alla stazione si arriva in poco tempo all’entrata del complesso monumentale. Fatti i biglietti si superano una serie di antichi posti di guardia con feritoie e stretti camminamenti che portano all’ingresso della torre centrale.

Arrivare invece in cima alla torre con le sue scale ripide non è da tutti, ma vale la fatica senza dubbio. Noi abbiamo avuto un inaspettato incentivo per compiere questa faticaccia: una nonnina giapponese, tutta curva e con il bastone che si inerpicava su quegli alti scalini come se fosse la cosa più naturale del mondo. No, non si poteva proprio essere da meno.

Il castello di Himeji è un posto dove passare il tempo senza fretta, gustandoselo e godendosi sia il panorama dalla sommità della torre, sia gustandosi i vari scorci. Vi si fisseranno nel cuore come un ricordo indelebile.

Usciti siamo andati a pranzo. Con una zuppa, che in Giappone contiene di tutto dalla carne, alle uova, alla soba, piuttosto che gli udoni. Si mangia a sazietà e si spende poco. Per accompagnamento una cosa rara da quelle parti: riso. Mettetevi il cuore in pace, lo troverete dovunque, anche nelle omelette e, se non lo vedete subito, beh, è solo un’impressione! Lo troverete presto, sempre!!

Al pomeriggio abbiamo visitato due templi shintoisti uno era una sorta di pagoda larga e bassa l’altro invece un vero complesso con due templi più una serie di altari, alcuni preceduti dal classico torii color rosado arancio e altri “in batteria” come una serie di villette a schiera, uno per ogni divinità. Questo santuario aveva una sorta di animale di riferimento era la civetta, ers rappresentata un po’ ovunque, probabilmente un messaggero di un dio. L’unico di cui abbiamo capito la dedicazione era quello del dio del frumento e del commercio per la presenza di una scultura di una volpe che lo rappresenta.

Usciti abbiamo trovato il tempo per andare a messa per fortuna in inglese. Trovare una messa in Giappone è facile, basta aprire internet: ogni parrocchia o diocesi pubblica chiare indicazioni in inglese. Può essere bello anche per chi non crede: è un’occasione per sbirciare la gente. Lì il popolo di Dio era composto da due italiani (chissà chi?), alcuni filippini, tra cui due vestiti in modo così bizzarro che il ricordo mi fa ancora ridere, qualche giapponese, una persona di colore, forse americano e il prete, che dalla pessima pronuncia inglese sembrava spagnolo.

Alla fine uno di loro ci ha chiesto se ci eravamo appena trasferiti, cosa evidentemente impossibile: bastava guardarci (zaino, fotocamera reflex, guida turistica…).

Mia moglie poi è voluta andare in fretta e furia in stazione con mezz’ora di anticipo e io non capivo perché. Poi ho compreso: lei, che detesta i treni, si è innamorata di quelli giapponesi.
Come darle torto, sono davvero qualcosa di diverso rispetto a noi.

Marco Nattan

Marco Nattan
Avvocato appassionato di viaggi

Racconto di Viaggio in Giappone – Himeji

Mag 6, 2020

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